Dákok Rómában

András Prágai nella sua traduzione, intitolata Fejedelmeknek serkentő órája, basata sull'edizione latina di Wanckel, citó un motto petrarchesco fino ai nostri giorni disidentificato. Nella prima parte del nostro saggio dimostriamo it fatto che questo testo latino, meglio dire la traduzione ungh...

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Szerzők: Lázár István Dávid
Szörényi László
Dokumentumtípus: Cikk
Megjelent: 2011
Sorozat:Acta historiae litterarum hungaricarum 30
Kulcsszavak:Irodalomtudomány
Online Access:http://acta.bibl.u-szeged.hu/1121
Leíró adatok
Tartalmi kivonat:András Prágai nella sua traduzione, intitolata Fejedelmeknek serkentő órája, basata sull'edizione latina di Wanckel, citó un motto petrarchesco fino ai nostri giorni disidentificato. Nella prima parte del nostro saggio dimostriamo it fatto che questo testo latino, meglio dire la traduzione ungherese di Prágai originariamente aveva come base da adattare it pezzo XXIV. del III. libro delle Epystule metrice di Petrarca, da due mezzi versi della quale Prágai costruó una nuova sentenza. L'epistola destinata da Petrarca a Giulielmo da Pastrengo, umanista veronese venne scritta nel 1350. In quest'anno del giubileo it Petrarca parti per un pellegrinaggio a Roma; forse quest'era per lui anche l'anno del conflitto della piú profonda crisi morale e spirituale, la cui testimonio piú autentico vi dá it Secretum. Petrarca prese sul serio questo pellegrinaggio, nei sensi delle profezie di Santa Birgitta si aspettő dal viaggio di ottenere non solo l'assoluzione ma anche la salvezza. Per questo motivo fu dolente che it suo amico — nonostante che prima gli avesse prometto — alla fine non gli accompagnó nel pellegrinaggio. Il pezzo menzionato delle Epystule metrice suscitó un episodio strano anche nella poesia di Giano Pannonio. Giano, it quale altrimenti era fedele idolatrico del Petrarca, nell'anno santo del 1450 — naturalmante rispettando le regole della poesia umanistica — scrisse una parodia di quest'opera petrarchesca contro it suo meglio amico, Galeotto Marzio. Infatti Marzio voile andare a pellegrinare, oppostamente a quel Giulelmo prima menzionato, che non voile andarci nel suo tempo. Mentre it Petrarca usa da obiezione it gran numero e la devozione degli daci (cioé dei pellegrini transilvanici) contro l'italiano pigro, a sua volta Ianus, nel suo catalogo i pellegrini venuti da Ungheria (cioé i pellegrini slavoni e unni) li conta tra la massa melensa. Tutte le strade portano a Roma, ma queste vie, come quelle di Dio, sono imperscrutabili (potremmo dire, mescolando due versi, meglio dire due proverbi, solo per seguire lo spirito di Wanckel e quello di Prágai).
Terjedelem/Fizikai jellemzők:303-310
ISSN:0586-3708